“Il bambino che non gioca non è un bambino,
ma un adulto che non gioca ha perso per sempre
il bambino che è dentro di sé”.
(Neruda)
Siamo bravi, come adulti, a parlare di gioco e di giocare,facendo riferimento esclusivamente all’età infantile, considerando l’atteggiamento ludico un qualcosa che non fa più parte di noi perché ci pensiamo cresciuti e maturi, o perlomeno così cerchiamo di percepirci. Ma se potessimo far parlare i bambini, essi urlerebbero a squarciagola e al mondo intero: “AAA. Cercasi adulto ludico!”. Sì, una sorta di annuncio pubblicitario dietro al quale si cela uno dei bisogni/diritti più grandi dell’umanità: giocare! E, come ormai avviene per tante cose importanti, anche di questa la nostra società odierna con la sua cultura, cerca in tutti i modi di dimenticarsene perché capace di mettere in crisi i criteri di ordine, di efficienza e di produttività su cui si fonda. Resta però la volontà di prendere sul serio questo tipo di annuncio affermando che ancora oggi, e a tutte le età, c’è ancora chi ci crede; crede al valore del gioco, alla dimensione ludica propria di ogni persona. L’adulto che ama ancora giocare e mettersi in gioco non è in via di estinzione. Anzi, nella mia esperienza professionale, mi trovo spesso coinvolto come formatore a giocare e far giocare gruppi di adulti, insegnanti, genitori, educatori, animatori. Dalle riflessioni che emergono, il gioco risulta ancora carico di tante ambiguità: è tradizionalmente visto come una categoria applicabile solo a soggetti giovani e sembra che si smetta di giocare non appena si cresce; esiste, inoltre, un senso di pregiudizio, attaccato come una etichetta malevola, su un adulto che gioca; il lavoro sembra essere rispettabile, degno di considerazione, il gioco, invece, no. È anche vero che oggi, forse, si gioca di più e che esistono tante forme di gioco anche per adulti (si pensi ad esempioai giochi “da bar” delle carte e del mah-jong, alle lotterie e al Superenalotto, ai giochi d’azzardo su Internet e ai Telequiz quotidiani), ma quel mettersi in gioco che cerco di delineare non è semplicemente “giocare ai giochi”; è riscoprire il bambino che siamo stati contribuendo a formare e realizzare l’uomo che vogliamo essere, nel meraviglioso gioco che è la vita.