DIRE SI AL GIOCO

di Fabio Taroni

 

 

“Non conosco altro modo più serio di affrontare

i problemi della vita che non sia il gioco”.

Friedrich W. Nietzsche

 

Giocare? Sì! Risposta affermativa! Contrapposta a chi ha scelto di dire di no al gioco, di chi considera l’attività ludica un semplice accessorio dell’esperienza umana, tradizionalmente relegata in “riserve” cronologiche (l’infanzia) e culturali (il loisir), una sorta di isole felici in cui fuggire o ripararsi e, talvolta, riducendola fino alla soglia di una vera e propria patologia che di ludico non porta più traccia: si pensi, ad esempio, al gioco d’azzardo o lo sport estremo.

Davanti al gioco non ci si tira indietro! Coinvolge tutta la persona: i suoi vissuti, le sue esperienze, i suoi atteggiamenti, le sue emozioni, i sui affetti, le sue relazioni, la sua intera vita. È un nostro diritto e soprattutto un diritto dei bambini.

Dire sì al gioco significa avere il coraggio di opporsi all’imperante visione di considerare la persona un semplice agglomerato meccanico e produttivo; significa prendere sul serio proprio quello che i bambini considerano la loro attività più seria e imparare che la saggezza adulta è direttamente proporzionale alla riscoperta della saggezza dei bambini: il bambino gioca con i suoi nemici, mentre noi li combattiamo; egli sfoga nel fantastico mondo dei balocchi le sue emozioni, mentre noi le traduciamo negli orrori delle liti e delle guerre.

Di fronte ad una società che continuamente distorce l’uso e il significato del gioco, utilizzandolo prevalentemente per addormentare le coscienze, occorre amplificare il valore sano del gioco, quello che stimola, che fa crescere e che aiuta ad esprimere il proprio essere unico e originale. Davanti a una forma di gioco che mira sempre più a massificare e standardizzare i messaggi, occorre contrapporgli l’idea di un gioco che è relazione, scambio, dialogo, incontro. In un tempo, caratterizzato più che mai da un gioco e da un giocare intitolato esclusivamente al suo valore economico, è necessario riscoprire un gioco disinteressato, semplice, gratuito e genuino.

Diventa così necessario attivare nuove energie, nuove strategie, nuove competenze educative, nuove esperienze ludiche, suggestive ed efficaci per controbilanciare questi effetti perversi. In poche parole, occorre scegliere: mettersi dalla parte di quel gioco e di quel modo di giocare attraverso cui ogni persona impara a conoscere il mondo, a sperimentare il valore della vita, a incontrare e a stare con gli altri, a controllare le proprie emozioni, a gestire le situazioni di conflitto, a scoprire nuovi percorsi di autonomia, a saggiare il senso della possibilità e della novità.

Dire sì al gioco significa, infine, promuovere una cultura della vita e della gioia, contribuendo a creare un mondo più a misura di bambino. Usando le parole di Fröebel, è nel gioco si manifesta lo slancio vitale della personalità, l’intero mondo interiore del bambino con i suoi bisogni, le sue tendenze, le sue idee e sentimenti. È mediante il possesso del gioco vivo e vissuto che il bambino si muove e si compie. Questo, più o meno consapevolmente, i bambini già lo sanno fare; più difficile è per gli adulti. In questo caso, allora, tornare un po’ bambini o, perlomeno, riscoprire il bambino che siamo stati, diventa una delle vie maestre da percorrere se vogliamo giocare da protagonisti e al meglio il meraviglioso gioco della vita, che è la vita stessa.

Per conc-ludere non resta che dire un altro sì a quello che considero uno dei modi più efficaci e significativi per ognuno di noi di stare al mondo: quello di giocare!

DIRE SI AL GIOCOultima modifica: 2009-02-24T18:30:00+01:00da ludotaro1969
Reposta per primo quest’articolo